Compilazione
Un “cuore spezzato” può essere definito come un cuore colpito da un dolore straziante, da angoscia o sofferenza. Gli avvenimenti nella vita di Giobbe potrebbero essere il primo racconto biblico di un simile dolore, In un solo giorno Giobbe perse i figli, quasi tutti i suoi beni terreni, la sua salute e i suoi mezzi di sussistenza. Quale fu la sua reazione? “Allora Giobbe si alzò, si stracciò il mantello, si rase il capo, si prostrò a terra e adorò dicendo: ‘Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore’.” (Giobbe 1:20-21). Giobbe pianse, tuttavia imparò ciò che tutti i credenti possono imparare da un grande dolore: Dio è fedele, buono e affidabile.
Davide, un uomo secondo il cuore di Dio, si trovò in molte circostanze angoscianti. Il Salmo 34 ci offre un esempio di come Davide superò il dolore invocando il Signore. […] Notate il primo passo: “Ho cercato il Signore, ed egli m’ha risposto; m’ha liberato da tutto ciò che m’incuteva terrore “(Salmi 34:4). Davide sapeva che “il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito” (Salmi 34:18). […]
In un momento di disperazione uno potrebbe chiedersi: “Dio avrà anche aiutato Davide, ma si preoccupa per me?” La risposta è: assolutamente sì! […] Non deluderà il cristiano dal cuore spezzato che lo invoca oggi. Forse non risponderà esattamente come vorremmo, ma risponde secondo la sua perfetta volontà, a suo tempo; intanto, mentre restiamo in attesa di una risposta, la sua grazia ci basta (2 Corinzi 12:9). —GotQuestions.org1
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Mio padre abbandonò sua moglie e quattro figli quando io ero piccolo. Non lo vidi più né ebbi sue notizie; lo credetti morto fino a quando ebbi diciotto anni. Quando mia zia Emma, la sorella di mio padre, mi disse che era vivo, rimasi stupefatto. Le diedi la mia foto presa alla cerimonia del diploma, chiedendole di fargliela avere, nella speranza che si mettesse in contatto con me. Non lo fece mai.
Più tardi, quando ho affidato la mia vita a Gesù, ho sviluppato un rapporto con Lui e ho conosciuto il suo amore. Sì, avevo timore di Dio Padre. Conoscerlo come un Padre tenero e amorevole sembrava impossibile.
Un giorno ho saputo che mio padre era morto. La mia profonda preghiera di incontrarlo non era stata esaudita. Ho provato una ferita enorme e sono andato a trovare zia Emma. Lei mi ha parlato un po’ della sua vita e di come era morto; mi ha detto che lui aveva deciso di non vedermi perché si vergognava troppo di come si era comportato come padre quando era giovane. Doveva avere saputo, attraverso di lei, che per diciassette anni avevo chiesto di lui.
Mi sono fermato in piedi davanti alla sua tomba pieno di angoscia. La mia ricerca era finita. Non mi sarei mai potuto avvicinare a mio padre più di così. Ho gridato a Dio: “È troppo tardi, troppo tardi! Non ho un padre!”
A quel punto ho udito una voce dire: “Io sono tuo Padre”. Mi sono girato, ma non c’era nessuno. Di nuovo ho sentito quelle parole, questa volta più tenere: “Io sono tuo Padre”. All’inizio è stato difficile crederci, ma il Dio di cui avevo timore mi aveva parlato. Mi sono sentito avvolto dal suo amore. Poiché Dio si era rivelato a me come Padre, non provavo più il dolore di un figlio abbandonato, né la pena della mia inutile ricerca. Ero guarito, così che ora rimane solo il ricordo e nessun dolore.
Quel pomeriggio in quel cimitero solitario ha cambiato la mia vita. Mentre una volta Dio era solo una remota figura della Trinità, ora è il Padre con cui parlo, con cui cammino e che lodo ogni giorno. Mi rendo conto che questo Padre meraviglioso ama così tanto tutti i suoi figli che aspetta solo il giorno in cui potrà attirarci vicino a Sé in eterno. —Robert DeGrandis2
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Relazioni spezzate, delusioni, perdita di un lavoro, un sogno irrealizzato o altre circostanze tragiche possono provocare una sofferenza angosciosa e il dolore può sembrare insormontabile. […]
La soluzione forse più coerente che la società offre per affrontare un dolore è il tempo. Il tempo aiuterà, ma chi crede in Gesù non deve limitarsi ad aspettare per trovare un sollievo dalla sofferenza. Possiamo presentarci a Dio con il nostro cuore spezzato e trovare consolazione. […] Dio ci vuole bene; è una cosa davvero sorprendente. Ricordare questo e rivolgerci a Dio può essere un balsamo per il nostro dolore. […]
La natura decaduta del nostro mondo significa che viviamo in mezzo a delusioni e dolori, ma non dobbiamo disperare. Dio ha detto che “non ci lascerà e non ci abbandonerà” (Ebrei 13:5). Dio può consolarci (2 Corinzi 1:3-4). […] Invece di soccombere alla sensazione disperata che potrebbe accompagnare il nostro cuore spezzato, possiamo usare il dolore per ricordarci che solo Dio può veramente soddisfare i nostri bisogni più profondi. Lascia che il dolore ti spinga a Dio, dove troverai un amore insondabile.
Salmi 62:8 dice: “Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio”. Salmi 56:8 ci dice che Dio tiene conto delle nostre lacrime. Va bene provare dolore e condividerlo con Dio. Apri il tuo cuore davanti a Lui, poi confida che ti consolerà. La vita non è terminata; Dio è all’opera ed è fedele a portare a compimento la sua buona opera in te (Filippesi 1:6). —CompellingTruth.org3
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Quando ripenso ai momenti decisivi della mia vita – quelli in cui le situazioni sembravano aver preso il verso sbagliato oppure i miei piani e i miei obiettivi avevano ricevuto dei contraccolpi – mi rendo conto che la mia fede ha sempre giocato un ruolo importante e mi ha aiutato a superare il dolore, le circostanze avverse e le difficoltà.
Dato che ho lavorato come missionaria per quattro decenni, per lo più svolgendo un servizio comunitario e di volontariato all’estero, la fede è stata per me un motore naturale nel lavoro e nella vita privata. Ho imparato a confidare che nonostante i problemi c’era sempre una luce in fondo al tunnel, un raggio di speranza.
Quando il mio secondo figlio è nato prematuro di due mesi, con polmoni poco sviluppati e un battito cardiaco debole, mi sono sentita distrutta. I medici dubitavano che potesse avere una vita sana e normale e lo tennero un mese nell’incubatrice. Il timore di perdere mio figlio mi faceva venire un nodo in gola, ma mi aggrappai alla fede e riuscimmo entrambi a superare la lunga attesa prima del suo rilascio dall’ospedale con il peso giusto e un certificato di buona salute.“Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” (Ebrei 11:1,6).
Nel 2003, la perdita di un figlio a causa della leucemia dopo due anni di chemioterapia mi portò sull’orlo della disperazione. La fede mi accompagnò lungo la strada della sofferenza e della perdita, fino a raggiungere un luogo migliore. “Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo” (Romani 8:18).
Sentirmi impotente ad aiutare la lunga lotta di una persona cara contro la dipendenza e vederne le conseguenze nei problemi con il suo matrimonio e la sua vita professionale, mi spezzò il cuore. La fede mi diede speranza quando tutto sembrava disperato e la forza di credere che la battaglia potesse essere vinta. “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1 Giovanni 5:4).
Dal 1995, negli anni in cui ho lavorato nel continente africano, con tutta la sua insicurezza e la sua povertà, la mia fede mi ha fatto da scudo. Mi ha dato il coraggio di resistere nei momenti in cui sembrava che niente avesse un senso o quando l’energia e la determinazione venivano meno. “Davanti alla promessa di Dio [Abraamo] non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo” (Romani 4:20-21).
Più e più volte la fede in Dio ha reso gestibili le avversità, tangibile la felicità, sopportabili le delusioni, tollerabili le perdite. Mi ha dato la certezza che il sole tornerà sempre a brillare. —Iris Richard
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese l’8 ottobre 2024.
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(Healing a Broken Heart — Italian)