L’Ancora

Devozioni in formato semplice

  • I due costruttori

    Peter Amsterdam

    [The Two Builders]

    All’interno del Sermone sul Monte, Gesù raccontò ai suoi discepoli una parabola destinata a far capire loro l’importanza del mettere in pratica i suoi insegnamenti. Le versioni di Matteo e di Luca del Sermone sul Monte terminano entrambe con la parabola dei due costruttori, uno la cui casa resiste e l’altro la cui casa crolla.

    Ecco il racconto dei due costruttori in Matteo 7:24-27:

    Perciò, chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, io lo paragono ad un uomo avveduto, che ha edificato la sua casa sopra la roccia. Cadde la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa; essa però non crollò, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque invece ode queste parole e non le mette in pratica, sarà paragonato ad un uomo stolto, che ha edificato la sua casa sulla sabbia. Cadde poi la pioggia, vennero le inondazioni, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa; essa crollò e la sua rovina fu grande.

    Il racconto di questa stessa parabola nel Vangelo di Luca presenta alcuni particolari diversi. Le differenze di testo sono minime e alcuni commentatori spiegano che Luca, scrivendo per dei cristiani non-ebrei, adattò leggermente la parabola in modo da rendere l’immagine più comprensibile a loro, mentre il testo di Matteo rispecchia le pratiche edilizie della Palestina del primo secolo.

    Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi assomiglia. Assomiglia a un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta un’alluvione, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto smuoverla perché era stata costruita bene. Ma chi ha udito e non ha messo in pratica, assomiglia a un uomo che ha costruito una casa sul terreno, senza fondamenta; la fiumana l’ha investita, e subito è crollata; e la rovina di quella casa è stata grande (Luca 6:47-49).

    Il costruttore saggio di Matteo si assicura di costruire la sua casa su una solida base rocciosa, mentre quello in Luca scava nel terreno fino a raggiungere lo strato roccioso sottostante e costruisce le fondamenta sulla roccia. Entrambi rendono chiaro lo stesso punto: che costruire su un fondamento solido rende più forte la casa. Chi ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica è come questo costruttore.

    Il secondo costruttore evita il lavoro duro di scavare fino al sostrato roccioso e sceglie la strada facile, costruendo sulla superficie senza un fondamento solido. Luca dice che il secondo costruttore edificò la sua casa sul terreno, senza fondamenta, mentre Matteo indica la stessa cosa dicendo che la casa era costruita sulla sabbia.

    Una volta terminate, le due case avrebbero avuto più o meno lo stesso aspetto e in condizioni normali non se ne sarebbe notata la differenza. Questa c’era, però, e ben grande! Nella Palestina del primo secolo la maggior parte delle case veniva costruita nei mesi estivi per evitare di lavorare all’esterno durante la stagione piovosa. Le estati erano calde e scavare delle fondamenta in quel periodo dell’anno sarebbe stato difficile. Per costruire una casa solida, però, era necessario fare quel lavoro duro.

    La differenza fra le due case si vede quando arriva la pioggia. In Israele la stagione piovosa va da metà ottobre a marzo e la maggior parte della pioggia cade in gennaio. Quando piove molto, dai monti e dalle colline possono scendere corsi d’acqua che spazzano via tutto quello che incontrano.

    È a una simile situazione che si riferisce Gesù quando dice che “venuta un’alluvione, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto smuoverla perché era stata costruita bene”. Una pioggia forte, con venti e inondazioni, si abbatté sulla casa costruita sulla roccia, che però resistette saldamente. La casa priva di fondamenta invece crollò. Entrambe le case affrontarono pioggia, vento, tempesta e inondazione, ma solo quella con fondamenta solide resistette.

    Luca si sofferma di più sulla piena e sui fiumi che assalirono la casa e la fecero crollare. L’immagine forse era più adatta per le persone a cui scriveva, che vivevano in zone fuori da Israele e sarebbero stati più familiari con fiumi in piena che straripavano e causavano alluvioni. In entrambi i casi, la casa priva di fondamenta crollò.

    Nel Sermone sul Monte Gesù parlò del discepolato e della vita nel regno di Dio. Poi propose la sfida di fare il lavoro duro di mettere in pratica ciò che aveva insegnato. Il popolo ebreo a cui si rivolgeva conosceva bene il concetto di ascoltare e poi mettere in pratica ciò che era scritto nella Torà, ma Gesù parlava specificamente di ascoltare e mettere in pratica “queste mie parole”. Il punto era che i suoi insegnamenti erano alla pari con quelli delle Scritture. In seguito disse: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35; Luca 21:33).

    Raccontando questa parabola, Gesù metteva gli ascoltatori davanti a una scelta: ascoltare i suoi insegnamenti e ignorarli, o ascoltarli e metterli in pratica.

    Immagini di tempeste e alluvioni sono usate nell’Antico Testamento per descrivere le difficoltà della vita — “Sono affondato in un profondo pantano e non trovo alcun punto d’Appoggio; sono giunto in acque profonde, e la corrente mi travolge” (Salmi 69:2) — oltre che i giudizi di Dio (Isaia 8:7-8; Ezechiele 38:22). La casa che crolla è sostanzialmente un’immagine del giudizio. Allo stesso tempo, la parabola può essere interpretata come un riferimento alle prove che i credenti incontrano nella vita.

    Questa parabola, raccontata alla fine del Sermone sul Monte, fu raccontata ai discepoli di Gesù, ma è diretta anche a tutti noi che crediamo in Lui e lo seguiamo (Matteo 5:1-2). Noi Cristiani siamo tenuti ad applicare gli insegnamenti di Gesù alla nostra vita; se non lo facciamo, siamo come l’uomo stolto la cui fede e la cui costanza vengono meno nei momenti di prova. Il test del discepolato, della vera fede, sta nella pratica. Ascoltare la Parola di Dio senza ubbidirle e metterla in pratica non basta. Secondo Gesù, chi non vive ciò che Lui ha insegnato sarà come l’uomo stolto che ha edificato la sua casa sulla sabbia.

    La nostra fede e il nostro discepolato devono essere solidi e resistenti, devono crescere e maturare. Come scavare nel terreno fino alla roccia e costruire le fondamenta era un lavoro duro nella Palestina del primo secolo, anche ascoltare gli insegnamenti di Gesù imparare da essi e metterli in pratica ogni giorno richiede grandi sforzi. È un lavoro duro vivere gli insegnamenti di Cristo, ma è fondamentale, se vogliamo diventare forti, maturare nella fede e resistere alle tempeste della vita. Se ci prendiamo quell’impegno e facciamo lo sforzo di ascoltare e fare ciò che Lui insegna, allora saremo come l’uomo saggio la cui casa resistette.

    Come disse Giacomo, fratello di Gesù:Mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi (Giacomo 1:22).

    Pubblicato originariamente nel giugno 2016. Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 21 aprile 2025.

  • Mag 12 Corriamo la gara che ci sta davanti
  • Mag 10 La reazione di un cristiano in un mondo polarizzato
  • Mag 9 Attraverso lo specchio
  • Mag 7 Un coraggio coraggioso
  • Mag 2 Rapporti con gli altri
  • Apr 30 Superare gli ostacoli
  • Apr 26 Da un amico all’altro
  • Apr 25 Il sermone sul monte: un’introduzione
  • Apr 23 Una questione di lealtà (Atti 3-5)
   

L’Angolo dei Direttori

Studi biblici e articoli che edificano la fede

  • Praticare tutte le virtù

    [Practicing All the Virtues]

    Arrivando alla fine di questa serie, ho pensato che sarebbe utile considerare come possiamo coltivare nella nostra vita tutte le nove virtù di Galati 5:22-23 —amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine e autocontrollo — e usare sempre di più la pratica di questi frutti dello Spirito.

    Uno degli elementi chiave per crescere in queste virtù è il nostro rapporto con il Signore. Il nostro amore per Lui si traduce nel desiderio di costruire un rapporto profondo con Lui e di investire tempo e sforzi per rafforzarlo, compresa la lettura la sua Parola, la comunicazione con Lui attraverso la preghiera e l’osservanza dell’esempio che Gesù ci ha dato.

    Quando comprendiamo l’amore di Dio per ciascuno di noi personalmente, diventiamo consapevoli del suo desiderio di aiutare anche gli altri ad avere un rapporto con Lui. La consapevolezza del suo costante amore per quelli che ancora non lo conoscono ci spinge a fare del nostro meglio per far sapere alle persone che c’è Qualcuno che le ama profondamente e che vuole far parte della loro vita. Condividere il messaggio dell’amore di Dio per l’umanità diventa la nostra missione — ed essere più simili a Cristo diventa la nostra passione.

    Il nostro amore per Cristo ci spinge ad amarlo con fervore — con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza — e a coltivare una stretta relazione con Lui. Questo amore ci spinge a sforzarci di essere come Gesù, a emulare le sue qualità e a condividere l’amore di Dio con gli altri in modo che anch’essi possano conoscerlo.1

    Uno dei nostri obiettivi come seguaci di Gesù è imitare Cristo. Vogliamo acquisire la sua natura e i suoi attributi. Mentre cresciamo nel nostro rapporto con Lui, manifestiamo il frutto del suo Spirito: mostriamo comportamenti religiosi, viviamo secondo un’etica religiosa, abbiamo integrità, viviamo le sue parole. Quando cresciamo per diventare più simili a Gesù, Lui risplende attraverso di noi e quando questo succede — quando gli altri ci vedono imitarlo — hanno l’opportunità di vedere l’amore di Dio in azione.

    Seguire le orme di Cristo

    Il grande predicatore americano Dwight L. Moody descriveva il carattere di una persona con una frase sintetica: Il tuo carattere è quel che sei nel buio.

    Come cristiani, vogliamo diventare tutto ciò che possiamo essere con l’aiuto di Cristo, abbandonare il peccato e la persona che siamo nei nostri momenti peggiori per sostituirla con un comportamento che manifesti i frutti dello Spirito: amore, bontà, gentilezza, autocontrollo e così via.

    Essenzialmente, vogliamo diventare come Gesù, pensare come pensava Lui e comportarci come si comportava Lui. La Bibbia ci incoraggia ad aspirare a seguire le orme di Gesù: “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come Lui si è comportato” (1 Giovanni 2:6). Vogliamo che il nostro carattere sia una testimonianza della verità divina per gli altri, anche nei nostri momenti più bui e difficili.

    Formare e sviluppare caratteristiche virtuose non è una cosa che s’impara semplicemente da un libro o da una predica. Non succede automaticamente, per caso o all’improvviso. Non è nemmeno una cosa che possiamo ottenere solo con le nostre forze o la nostra determinazione: è l’opera trasformatrice e il frutto della presenza dello Spirito Santo nella nostra vita.

    1 Pietro 2:21 dice: “Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme”. L’apostolo Paolo andò oltre quando scrisse che Dio può usare anche i problemi e le difficoltà per rafforzare la nostra fede e aiutarci a diventare più simili a Cristo: “Siamo orgogliosi perfino dei dispiaceri, perché sappiamo che […] ci insegnano a essere pazienti. La pazienza ci rende forti nel carattere, e questa forza […] ci porta alla speranza” (Romani 5:3-4 BEV). —Ronan Keane2

    La potenza di Dio per portare frutto

    Nella vita avete bisogno di una potenza più grande della semplice forza di volontà. Avete bisogno della forza di Dio. Il frutto dello Spirito è la qualità che Dio mette nella vostra vita quando lo Spirito Santo vive in voi: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine e autocontrollo” (Galati 5:22-23).

    Come fa Dio a produrre questi frutti nella vostra vita? Non con la forza di volontà. Potreste anche dire: “Sarò una persona più paziente!”, ma ciò non significa che funzionerà.

    Lo Spirito Santo deve farlo crescere all’interno. Provate a dire: “Sarò più paziente. Sarò più amorevole”. È come legare delle arance a un albero di eucalipto e chiamarlo arancio. Non funziona così. Il frutto dello Spirito può venire solo dall’interno, dallo Spirito di Dio che vive in voi.

    Come agisce lo Spirito Santo nella vostra vita? La risposta è graduale: “Il Signore, che è lo Spirito, ci rende sempre più simili a lui, man mano che veniamo trasformati nella sua immagine gloriosa” (2 Corinzi 3:18 NLT). —Rick Warren3

    Coltivare i frutti dello Spirito

    Il primo passo per coltivare i frutti dello Spirito è arrendersi a Dio. In Matteo 16:24-26, Gesù dice: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?” Arrendersi a Dio significa rinunciare ai propri desideri e ai propri progetti e sottomettersi alla sua volontà per la nostra vita.

    Il secondo passo per coltivare i frutti dello Spirito è camminare nello Spirito. Galati 5:16-17 dice: “Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro”. Camminare nello Spirito significa vivere una vita governata dallo Spirito Santo piuttosto che dai nostri desideri.

    Il terzo passo per coltivare i frutti dello Spirito è rimanere in Cristo. In Giovanni 15:4-5, Gesù dice: “Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”. Dimorare in Cristo significa rimanere in contatto con Lui attraverso la preghiera, la lettura della Bibbia e l’adorazione”. —Errick Ruffin4

    *

    Ho pensato che il seguente articolo di Max Lucado possa essere una riflessione appropriata per questa serie. Che tutti noi possiamo continuare a crescere in tutti i doni dello Spirito, in modo che “contemplando la gloria del Signore” possiamo essere “trasformati nella sua immagine con una gloria sempre crescente, che viene dal Signore, che è lo Spirito”.5

    Io scelgo

    Tra pochi istanti arriverà il giorno. […] La calma della solitudine sarà sostituita dal ritmo martellante dell’umanità. Il rifugio del primo mattino sarà invaso da decisioni da prendere e scadenze da rispettare. Per le prossime dodici ore sarò esposto alle esigenze della giornata. È adesso che devo fare una scelta. Grazie al Calvario, sono libero di scegliere. E così scelgo.

    Scelgo l’amore. Nessuna occasione giustifica l’odio, nessuna ingiustizia giustifica l’amarezza. Scelgo l’amore. Oggi amerò Dio e ciò che Dio ama.

    Scelgo la gioia. […] Mi rifiuterò di vedere ogni problema come qualcosa che non sia un’opportunità per vedere Dio.

    Scelgo la pace. Vivrò perdonato. Perdonerò per poter vivere.

    Scelgo la pazienza. Trascurerò gli inconvenienti del mondo. […] Invece di lamentarmi perché l’attesa è troppo lunga, ringrazierò Dio per un momento di preghiera. Invece di stringere il pugno di fronte ai nuovi incarichi, li affronterò con gioia e coraggio.

    Scelgo la gentilezza. Sarò gentile con i poveri, perché sono soli. Gentile con i ricchi, perché hanno paura. E gentile con chi non è gentile, perché è così che Dio mi ha trattato.

    Scelgo la bontà. Farò a meno di un dollaro prima di accettarne uno disonesto. Preferirò essere ignorato piuttosto che vantarmi. Confesserò prima di accusare. Scelgo la bontà.

    Scelgo la fedeltà. Oggi manterrò le mie promesse. I miei debitori non si pentiranno della loro fiducia. I miei soci non metteranno in dubbio la mia parola. Mia moglie non metterà in dubbio il mio amore. E i miei figli non avranno mai paura che loro padre non torni a casa.

    Scelgo la mansuetudine. Nulla si conquista con la forza. Scelgo di essere gentile. Se alzo la voce, sia solo per lodare. Se stringo il pugno, sia solo in preghiera. Se esigo qualcosa, sia solo da me stesso.

    Scelgo l’autocontrollo. Sono un essere spirituale. Quando questo corpo sarà morto, il mio spirito si alzerà in volo. Mi rifiuto di lasciare che ciò che marcisce domini ciò che è eterno. Scelgo l’autocontrollo. Sarò ubriaco solo di gioia. Proverò passione solo per la mia fede. Sarò influenzato solo da Dio. Mi farò insegnare solo da Cristo. Scelgo l’autocontrollo.

    Amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fedeltà, dolcezza e autocontrollo. A questi impegni dedico la mia giornata. Se avrò successo, ringrazierò. Se fallirò, cercherò la sua grazia. E poi, quando questo giorno sarà finito, poserò la testa sul cuscino e mi riposerò. —Max Lucado6

    Preghiera per i frutti dello Spirito

    Caro Padre Celeste, oggi mi avvicino a Te con profonda gratitudine e con il cuore colmo d’amore. Ti ringrazio per le parole che hai condiviso con noi in Galati 5, ricordandoci i frutti dello Spirito che guidano la nostra vita. La tua saggezza, Signore, è un dono prezioso e io cerco di vivere in accordo con i tuoi insegnamenti.

    Signore, ti prego di aiutarmi a portare questi frutti nella mia vita, perché so che sono un riflesso del tuo carattere. Padre, riempi il mio cuore di amore, affinché possa amare gli altri come Tu hai amato me. Aiutami a diffondere gioia e a essere una fonte di pace in un mondo in subbuglio. Concedimi pazienza e gentilezza da mostrare a chi incrocia il mio cammino e fa’ che io possa sempre sforzarmi di fare del bene come testimonianza della tua grazia.

    Ti chiedo fedeltà, Signore, per rimanere saldo nella mia devozione a Te, confidando nelle tue promesse anche di fronte alle avversità. Ti prego di concedermi lo spirito gentile che cerca di edificare gli altri invece di abbatterli; fa’ che io possa esercitare autocontrollo in tutti gli aspetti della mia vita, sottomettendo i miei desideri alla tua volontà.

    Tu ci incoraggi a “stare al passo con lo Spirito”. Prego per la guida del tuo Spirito Santo perché mi conduca su questo cammino di fede. Aiutami a camminare nelle tue vie, a vivere secondo la tua Parola e ad affidarmi alla tua forza.

    Signore, confesso le mie mancanze e chiedo il tuo perdono e la tua trasformazione. Desidero portare i frutti del tuo Spirito non solo per il mio beneficio, ma per essere una luce brillante in questo mondo, riflettendo il tuo amore e la tua grazia. Amen. —Rich Bitterman7

    Spunti per la riflessione

     “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9).

    “Se preghiamo che Dio ci aiuti a portare sempre di più il frutto dello Spirito, possiamo essere sicuri al 100% che lo farà. Dio ama aiutare i suoi figli a diventare più simili a Gesù. Perciò chiedete allo Spirito Santo di riempirvi oggi di nuova forza […] per aiutarvi ad avere più frutti dello Spirito”. —Love Worth Finding

    “Vestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza” (Colossesi 3:12).

    “Spesso cerchiamo di vivere i frutti dello Spirito nella speranza di essere scelti da Dio, amati da Lui e da Lui eletti, mentre in realtà è il contrario. Poiché siamo stati scelti, santificati ed eletti, ora siamo in grado di portare quei frutti perché Gesù ha preso dimora nei nostri cuori”. —Kelly Minter


    Nota

    Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Riveduta, Copyright © 2006 Società Biblica di Ginevra. Tutti i diritti riservati.


    Pubblicato originariamente in inglese il 10 dicembre 2024.

  • Apr 22 Virtù per i seguaci di Cristo: l’autocontrollo
  • Apr 8 Virtù per i seguaci di cristo: la gentilezza
  • Mar 25 1 Corinzi: capitolo 5 (versetti 1-13)
  • Mar 11 Virtù per i seguaci di Cristo: la fedeltà
  • Feb 18 1 Corinzi: capitolo 4 (versetti 15-21)
  • Feb 4 Virtù per i seguaci di Cristo: la bontà
  • Gen 21 Virtù per i seguaci di Cristo: benevolenza
  • Gen 14 Virtù per i seguaci di Cristo: la pazienza
  • Gen 7 1 Corinzi: capitolo 4 (versetti 6-14)
   

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