L’Ancora

Devozioni in formato semplice

  • Lui soddisfa completamente

    Virginia Brandt Berg

    [He Satisfies Completely]

    Per la nostra meditazione di oggi ho scelto Giovanni 16:32. È Gesù che parla. Dice: “Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me”.

    Credo che ogni singolo cristiano possa dire: “Tu puoi lasciarmi solo, altri possono lasciarmi solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me”.

    Alcuni anni fa ho accennato a quante lettere riceviamo da persone sole. In queste lettere vengono espressi due problemi in particolare, più di ogni altro tipo di peso o turbamento, cioè la malattia e la solitudine. Il nostro versetto del giorno riguarda quest’ultima.

    Ci sono persone che forse hanno abbondanza di tutto e hanno tante persone intorno a sé, tuttavia vivono in completa solitudine. Qualche tempo fa vi ho raccontato la storia di un giovane in un albergo di Los Angeles, che pensava di togliersi la vita. Voleva buttarsi da una finestra, ma, salendo su un tavolo, fece cadere una Bibbia, di quelle fornite dai Gedeoni. Successe mentre cercava di raggiungere il suo obiettivo di saltare dalla finestra. La Bibbia, cadendo, si aprì. Curioso di vedere in che punto si era aperta, lesse questo stesso versetto: “Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me”.

    Sua moglie lo aveva lasciato, i suoi amici lo avevano abbandonato; quel versetto sembrava un messaggio direttamente per lui direttamente da Gesù. Si sedette, con la Bibbia tra le mani, e lesse e rilesse quelle parole: “Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me”. Poi guardò in fondo alla Bibbia e trovò altri versetti a proposito del Padre. La storia ha un bellissimo finale, perché sia la sua vita che la sua anima furono salvate.

    Pensando a questo, mi viene in mente una poesia:

    C’è solo notte fonda intorno a te?
    Sono le tenebre dense e pesanti?
    Chiedi a Gesù di avvicinarsi a te
    e ti darà un canto nuovo e dolce.

    Te lo darà, lo canterà con te;
    e quando per la tua debolezza si affievolirà,
    Lui riprenderà con te il ritmo interrotto
    e lo combinerà col suo.
    Anonimo

    Mi piace la parte che dice “Te lo darà, lo canterà con te… lo combinerà col suo”. Gesù Cristo, il Signore, sarà presente in ogni corso della tua vita. È la sua promessa. Ti guiderà, vivrà la sua vita attraverso di te. La combinerà con la sua. Non è meraviglioso? Il versetto di oggi, Giovanni 16:32, è vero e possiamo rivendicarlo per noi personalmente.

    La storia di questo giovane mi fa pensare a un episodio che mi è successo qualche tempo fa. Avevo perso una persona cara. All’inizio mi sono sentita molto sola, ma mai con il tipo di solitudine di cui parla il mondo. Era un rapporto durato 54 anni, poi improvvisamente i legami si sono spezzati e quel rapporto non esisteva più.

    Il tipo di solitudine di cui parla il mondo, però, non l’ho più conosciuto da quando il Signore Gesù Cristo è entrato nel mio cuore, perché Lui è sempre presente. Ed io sento sempre la sua presenza.

    Quello è un tipo di solitudine, quando i nostri cari ci vengono tolti e il cuore e la casa sembrano vuoti, ma c’è anche la solitudine della vecchiaia.

    Non penso che ci sia per forza più solitudine durante la vecchiaia che in qualunque altro periodo, perché, dopotutto, i giovani sono lontani da casa e in mezzo a estranei, quindi potrebbero sentirsi più soli e con la nostalgia di casa; la famiglia gli manca così tanto che a volte stanno male. Ma è difficile quando il compagno della tua vita non c’è più e vecchi amici e amiche se ne sono andati.

    Un giorno ero in una lavanderia automatica e cercavo di scrivere una lettera. Una signora anziana e molto loquace stava confidando i suoi sentimenti e la sua storia a una signora seduta accanto a lei. Più tardi, all’amica che l’aveva ascoltata ho detto: “Alla sua amica fa davvero piacere parlare con lei”. Al che lei ha risposto: “Be’, è molto sola e non ha nessuno con cui parlare. Ho pensato di fare qualcosa di buono ascoltando con interesse un cuore solitario”.

    C’è anche la solitudine dei leader. Ce ne sono alcuni che, per essere stati fedeli alle loro convinzioni, sono stati respinti e denigrati. Gesù conobbe questo rigetto, perché Giovanni 6:66 ci dice: “Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”.

    Esiste anche la solitudine della sconfitta, come quella di Elia sotto il ginepro, quando desiderava morire. Era certamente solo. Era inseguito e reietto. (Vedi 1 Re 19:3-4). Ci sono molti altri tipi di solitudine; può succedere a quasi tutti.

    In ogni cuore c’è un desiderio profondissimo di essere capito, di avere qualcuno con cui condividere i propri interessi, qualcuno che l’aiuti a risolvere i problemi e lo capisca; qualcuno che possa condividere le sue gioie e i suoi trionfi, i suoi dolori e le sue sconfitte.

    Forse ti chiedi perché ci sia questa brama profonda, questo desiderio intenso di avere qualcuno che ti capisca. Forse ti chiedi perché nessun essere umano può capirti fino in fondo; perché nessun mortale sembra in grado di entrare nei recessi più profondi della tua mente, del tuo cuore e della tua anima. Sembra che ci sia sempre una porta chiusa che nessuno può attraversare tranne te.

    Se ciò è vero, è perché Dio ci ha fatto così. Ci ha fatto anime viventi che solo Lui può capire a fondo; solo Lui può entrare in quel rapporto profondo.

    Siamo i suoi capolavori e pensi che ci abbia lasciato dentro un vuoto che non può essere riempito? No, ha pensato anche a quella fame. Ha provveduto per ogni tipo di fame nella nostra vita: pane per il corpo, conoscenza per la mente, amore per il cuore. Deve essere l’anima a restare insoddisfatta? Pensaci un momento. Dio lascerebbe insoddisfatta l’anima umana? Ah, no!

    Questa brama di vera comprensione deve essere soddisfatta e questa è una delle parti principali del piano divino. Sapeva che, quando l’uomo avrebbe trovato tanto insoddisfacente l’amore e la comprensione umana, si sarebbe rivolto all’amore e alla comprensione divina per trovare soddisfazione quando non l’avrebbe trovata da nessun’altra parte. È Dio stesso la risposta: è  Lui l’unica vera soddisfazione. Lui sente il nostro desiderio e ci soddisfa pienamente, se gliene diamo la possibilità.

    Dio ti ha creato per Sé e solo quando riempirà la tua vita sarai libero dalla solitudine. Quando riempirà la tua vita, non vivrai mai più lo stesso tipo di solitudine. Sapeva che questo senso di isolamento, di non essere compreso, ti avrebbe spinto a Lui. Solo Dio può riempire la tua anima. La Parola di Dio dice: “Cristo è la parte che mi soddisfa” (Lamentazioni 3:24). Dio ti ha fatto così, di modo che solo Lui può riempire la tua anima. Soddisferà ogni desiderio del tuo cuore. Oh, è proprio vero! È una realtà!

    Milioni di persone testimoniano di non aver mai trovato soddisfazione finché non hanno trovato Gesù Cristo. Dio è abbastanza grande, abbastanza mestoso, da riempire qualsiasi anima, da offrire una compagnia completa e un’amicizia perfetta, ideale. Lui è Dio, e la mancanza che senti, quell’incompletezza, è l’invocazione che la tua anima gli rivolge.

    Al cristiano direi che la Parola di Dio è sincera; se ti senti solo, avvicinati alla parte che ti soddisfa. “Cristo, la parte che ti soddisfa”. Nella Parola di Dio trovi delle promesse meravigliose e Dio stesso le garantisce con la sua potenza, la sua verità e il suo amore.

    A chi non lo conosce, direi di farlo entrare nel suo cuore solo. Allora potrà dire, come Gesù: “Io non sono solo, perché il Padre è con me”(Giovanni 16:32). Lui è tuo Padre, il tuo Padre celeste. Perché non rivolgere a Lui il tuo cuore solo?

    È il suo modo di attirarti a Sé. È una manifestazione del suo amore e del suo desiderio di te. Desidera la tua compagnia con profonda compassione e comprensione. Se ti fai amico del Signore Gesù Cristo adesso, non proverai più la stessa disperata solitudine.

    Dagli un’opportunità! Lascia che entri nel tuo cuore e proverai la compagnia meravigliosa che ti offre. Apri il tuo cuore e affidagli tutta la tua vita, così che possa entrare e riempire completamente ogni vuoto.

    Dalla trascrizione di una puntata della trasmissione radiofonica Meditation Moments. Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 15 gennaio 2024.

  • Apr 18 La cassetta di sicurezza
  • Apr 4 Un figlio di Dio
  • Apr 3 Beati i puri di cuore
  • Apr 1 La gara che ci è posta davanti
  • Mar 29 Rispondere con grazia
  • Mar 28 Celebrare la comunione
  • Mar 27 Pasqua: perché celebriamo il Nuovo Patto
  • Mar 25 Cristo davanti a Pilato
  • Mar 22 La luce della Parola di Dio
   

L’Angolo dei Direttori

Studi biblici e articoli che edificano la fede

  • Il libro dei Galati: capitolo 3 (versetti 15–29)

    [The Book of Galatians: Chapter 3 (verses 15–29)]

    Nella prima parte di Galati 3, l’apostolo Paolo affermò che i credenti galati non avevano bisogno di essere circoncisi per far parte del popolo di Dio, la famiglia di Abraamo. Ciò che era necessario per ricevere la benedizione di Abraamo era avere la sua stessa fede. Quelli che credono come Abraamo sono i suoi figli e le sue figlie e hanno ricevuto la benedizione abramitica. Quelli che cercano di essere giusti mediante le opere della legge non riescono a fare ciò che la legge richiede, per cui la giustificazione avviene per fede e non per opere.1 L’unico modo per ricevere la benedizione di Abraamo (la promessa dello Spirito) è avere la fiducia che Cristo ha dato la vita per i credenti e che con la sua morte li ha redenti dalla maledizione della legge.2 Paolo prosegue con il versetto 15.

    Vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.3

    Il linguaggio di Paolo qui è gentile, perché non chiama i credenti galati “insensati” come ha fatto in Galati 3,1, ma si rivolge a loro chiamandoli “fratelli”. Sottolinea che un essere umano considera i testamenti [o patti] come un atto conclusivio. Una volta finalizzati, nessuno può aggiungere o togliere altro. Sono considerati vincolanti e quando l’accordo è fatto, non possono essere cambiati.

    Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice la Scrittura: «e ai tuoi discendenti», come se si trattasse di molti, ma «e alla tua discendenza», come a uno solo, cioè Cristo.4

    Il patto con Abraamo conteneva promesse che Dio avrebbe adempiuto. L’uso della parola “promesse” indica l’opera di Dio piuttosto che quella ottenuta attraverso i tentativi umani. Le promesse fatte ad Abraamo includevano terre e benedizioni, date ai suoi “discendenti”. Anche se le promesse erano destinate ai discendenti di Abraamo, erano una benedizione anche per il mondo intero. Collegando Gesù con le promesse fatte ad Abraamo, Polo dichiara che l’età del compimento è arrivata. Le promesse fatte ad Abraamo sono diventate realtà in Cristo.

    Or io dico questo: la legge, venuta dopo quattrocentotrent’anni, non annulla il patto ratificato prima da Dio in Cristo, in modo da annullare la promessa.5

    Paolo prosegue indicando che la legge mosaica, iniziata quattrocentotrenta anni dopo il patto di Abraamo, non poteva annullare le promesse del patto abramitico. Il patto abramitico ha la precedenza e la legge non può annullarlo. Se i credenti vivessero sottoposti alla legge mosaica, le promesse fatte ad Abraamo verrebbero annullate e, al contrario, l’ubbidienza umana sarebbe fondamentale per ricevere la promessa e quindi la circoncisione sarebbe necessaria. Comunque, poiché la legge venne dopo la promessa ed è inferiore a essa, la circoncisione e l’osservanza della legge non sono necessarie per appartenere alla famiglia di Abraamo.

    Infatti, se l’eredità derivasse dalla legge, non verrebbe più dalla promessa. Or Dio la donò ad Abraamo mediante la promessa.6

    La differenza tra il patto mosaico e quello abramitico è che il primo si concentrava sull’ubbidienza alla legge per ricevere l’eredità, mentre nel secondo essa è data grazie a una promessa divina. La promessa di un’eredità non dipende dall’osservanza della legge mosaica o dalla circoncisione. La promessa è un dono della grazia divina e viene concessa liberamente tramite Gesù. Chi fa parte della famiglia di Abraamo non entra nella sua famiglia per aver seguito la legge. Invece sono figli di Abraamo nel momento in cui sono uniti in Cristo, la discendenza di Abraamo. Come tali, ricevono la promessa come un dono.

    Perché dunque fu data la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché fosse venuta la discendenza a cui era stata fatta la promessa; essa fu promulgata dagli angeli per mano di un mediatore.7

    I commentatori offrono una vasta gamma di spiegazioni per questo versetto, la maggior parte delle quali è difficile da seguire. Il commentario più chiaro fa notare che “dimostrando che la legge non poteva limitare il peccato, Dio ha rivelato che l’unica risposta al potere del peccato era la venuta del Messia”.8

    La fine della legge arrivò con la venuta della “discendenza” promessa (Cristo) e attraverso di Lui l’adempimento della promessa fu assicurato. Ciò che Paolo dice in questo passo è sorprendente, perché era opinione generale del giudaismo che la legge durasse per sempre. Il mediatore cui si fa riferimento qui molto probabilmente è Mosè, perché fu lui a trasmettere la legge a Israele.

    Ora, un mediatore non è mediatore di uno solo; Dio invece è uno solo.9

    Paolo mette a confronto l’unicità di Dio con un mediatore (come Mosè) che sta in mezzo tra parti (Dio e il popolo). Il patto fatto con Abraamo è superiore perché è stato concesso da Dio, invece di essere la mediazione tra due parti. Paolo ritiene superiore il patto fatto con Abraamo perché Dio lo fece direttamente con lui.

    La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? No di certo; perché, se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge. 10

    Nei versetti precedenti, Paolo aveva sostenuto che la legge è subordinata alla promessa, dato che fu data quattrocentotrenta anni dopo il patto con Abraamo. Inoltre, la promessa e la legge si basavano su principi diversi. Sotto la legge, la promessa veniva adempiuta tramite l’ubbidienza; mentre sotto la promessa, l’eredità è ottenuta come dono della grazia di Dio. La legge era stata data a causa delle trasgressioni dell’umanità e indicava il modo in cui le persone dovevano vivere, ma non dava la potenza per aiutarle a vivere in modo tale da compiacere Dio. Se gli esseri umani fossero stati in grado di rispettare tutti i requisiti della legge, allora la giustizia sarebbe venuta dalla legge.

    Paolo chiarisce che la legge non concede vita o giustizia, ma la promessa sì. La giustizia (essere considerati giusti davanti a Dio) viene per mezzo della promessa. Ciò che la legge non rivela è che il solo modo di ottenere la giustizia è mediante la morte di Gesù sulla croce e la grazia. Come disse Martin Lutero, uno degli scopi principali della legge era convincere di peccato le persone così da spingerle a Cristo.

    Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse data ai credenti la promessa mediante la fede di Gesù Cristo.11

    Le Scritture hanno sottoposto tutto al potere del peccato; quindi, la promessa dell’eredità è solo per quelli che confidano in Gesù. Paolo scrisse qualcosa di simile ai Romani: Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per far misericordia a tutti. Ciò che Paolo dice qui conferma il versetto precedente; la legge e la promessa collaborano per i propositi di Dio. La legge spinge le persone alla promessa, così che diventano giuste mediante la fede in Gesù.

    Ora, prima che venisse la fede noi eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesa della fede che doveva essere rivelata.13

    Qui Paolo si riferisce all’intero periodo della storia della salvezza fino all’arrivo di Cristo come a prima che venisse la fede. Non intende dire che la fede non esisteva prima che arrivasse Cristo, perché aveva chiaramente affermato che Abraamo era giustificato per fede (3,6-9). Tutti quelli che erano a posto con Dio nel corso della storia erano giustificati per fede. Qui, la venuta della fede si riferisce all’inizio di una nuova epoca e a come Dio adempie le sue promesse mediante Cristo.

    Ciò che è diverso in questa nuova epoca nella storia della redenzione è una fede personale in Cristo. Nell’epoca del Vecchio Testamento Abraamo e tutti i santi del VT credettero alla promessa di Dio; adesso, però, il popolo di Dio ripone la sua fede in Gesù Cristo.

    Quando Paolo scrisse noi eravamo custoditi sotto la legge, si riferiva alla storia della salvezza per Israele, nel periodo in cui Israele viveva sotto la legge mosaica. Inoltre, essere sotto la legge vuol dire essere sotto il peccato. Vediamo la connessione tra essere “sotto il peccato” e “sotto la legge” in come Paolo passa da una cosa all’altra nei versetti 3:22-23. Quelli che vivono “sotto la legge” (la vecchia epoca nella storia della salvezza) sono anche sotto il dominio e il potere del peccato, mentre quelli che vivono nella nuova epoca introdotta da Cristo sono “sotto la grazia”. Quelli che sono in Cristo hanno lo Spirito Santo e grazie alla potenza dello Spirito non vivono nella vecchia epoca della morte, del peccato e della legge.

    La seconda parte di questo versetto dice custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Paolo continua a sottolineare il ruolo temporaneo della legge nella storia della salvezza. Israele visse sotto la legge fino all’arrivo di Cristo. La frase doveva essere rivelata dimostra che è arrivata un’epoca nuova e i credenti non vivono più in un’epoca malvagia.14 Con l’arrivo di Cristo è arrivata un’epoca nuova.

    Così la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per mezzo della fede.15

    Paolo pone l’attenzione sul ruolo temporaneo svolto dalla legge nella storia della salvezza. La legge ha fatto da intermediario nella storia della salvezza. Ha funzionato da precettore fino all’arrivo di Cristo. Precettore (o pedagogo in alcune traduzioni) è una persona cui era affidata l’educazione dei bambini, sorvegliandoli e prendendosene cura nella loro infanzia. Insegnano ai bambini la morale e il buon comportamento e li aiutano durante la vita quotidiana.

    Un precettore, comunque, è necessario soltanto durante gli anni più giovani. Allo stesso modo, la legge doveva essere in vigore per un tempo limitato nella storia della salvezza. I giudaizzanti, che promuovevano la circoncisione, non capivano che la legge mosaica non doveva essere permanente. Dicendo che la legge era il nostro precettore fino all’arrivo di Cristo, Paolo dimostra il ruolo momentaneo della legge. Questa ha funzionato solo fino all’arrivo della pienezza dei tempi, poi non è più stata necessaria.

    Ma, venuta la fede, non siamo più sotto un precettore.16

    Paolo adesso arriva a una conclusione. Dato che la fede in Cristo è arrivata in questo momento della storia della salvezza, l’epoca della legge è arrivata alla fine. In questa nuova epoca, quelli che erano sotto un precettore non sono più sotto la legge.

    Perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù.17

    I credenti non sono più sotto un precettore, perché l’epoca precedente è finita e ora sono giustificati per fede. Chiamarli figli di Dio equivale a dire che hanno raggiunto la maturità e hanno ricevuto l’eredità promessa. Non sono figli di Dio per aver osservato la legge, ma perché sono in Cristo.

    Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.18

    Paolo afferma che i credenti si sono rivestiti di Cristo nel momento in cui sono stati battezzati. In altri punti delle sue lettere, dice che i credenti si sono “rivestiti dell’uomo nuovo”. Quelli che sono stati battezzati sono stati immersi in Cristo quando hanno creduto in Lui e adesso sono rivestiti di Lui. Di conseguenza, sono figli di Dio, dato che appartengono a Cristo e hanno un’identità nuova. Appartenere a Cristo non dipende dalla circoncisione, perché la vecchia epoca era passata. Adesso dipende dall’unione di una persona con Cristo.

    In Galati, Paolo non parla contro la circoncisione. Non dice che il battesimo sostituisce la circoncisione come rito d’iniziazione. Anche se sono entrambi riti d’iniziazione, non sono simili sotto ogni aspetto. Ci sono allo stesso tempo continuità e discontinuità tra circoncisione e battesimo.

    Se Paolo avesse pensato che il battesimo sostituiva semplicemente la circoncisione, lo avrebbe detto qui nella lettera ai Galati, perché ciò avrebbe risolto il dibattito riguardante la circoncisione. Invece di concentrarsi sul battesimo, Paolo sottolineò che è la fede in Cristo a fare di una persona un membro del popolo di Dio.

    Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù.20

     Tutti i credenti sono uniti in Cristo, di qualunque etnia, provenienza, stato sociale o sesso siano. Sono tutte cose irrilevanti per stabilire se uno è figlio o figlia di Abraamo. I primi due termini, Giudeo e Greco, erano pertinenti alla situazione dei Galati, perché uno entrava a far parte del popolo ebreo mediante la circoncisione.

    Per i giudaizzanti, il popolo di Dio viveva entro dei limiti; era vincolato alla legge e alla circoncisione. Così, secondo loro, i figli di Abraamo erano essenzialmente gli Ebrei. Paolo, comunque, aveva un’opinione completamente diversa. Per lui i figli di Abraamo erano quelli che credevano in Gesù, che è l’unico vero discendente di Abraamo (Galati 3,16). Quelli che sono uno in Cristo per fede e si sono rivestiti di Lui mediante il battesimo sono suoi figli.

    Perciò c’è un’unità tra i membri del popolo di Dio. Gli Ebrei non sono superiori ai Gentili; i liberi non sono più importanti degli schiavi; gli uomini non valgono più delle donne. Tutti quelli che sono uniti in Cristo sono membri a pari diritto della famiglia di Abraamo.

    Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abraamo ed eredi secondo la promessa.21

    Qui Paolo ricorda ai Galati il punto essenziale di questo capitolo. È una domanda retorica; chi appartiene alla famiglia di Abraamo? Chi sono i suoi veri figli e figlie? Chi sono i suoi veri discendenti? In precedenza (v. 6) Paolo aveva detto che l’unico vero figlio di Abraamo è Cristo. Quindi, l’unico modo per essere un vero discendente di Abraamo è appartenere a Cristo e l’unico modo di appartenere a Cristo è per fede.


    Nota

    Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni bibliche sono tratte da: La Nuova Diodati, © Edizioni La Buona Novella, Bari. Tutti i diritti riservati.


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    1 Galati 3,10–12.

    2 Galati 3,13–14.

    3 Galati 3,15.

    4 Galati 3,16 CEI.

    5 Galati 3,17.

    6 Galati 3,18.

    7 Galati 3,19.

    8 Thomas R. Schreiner, Exegetical Commentary on the New Testament: Galati (Zondervan Academic, 2010), 240.

    9 Galati 3,20 NR.

    10 Galati 3,21 NR.

    11 Galati 3,22.

    12 Romani 11,32.

    13 Galati 3,23.

    14 Galati 1,4.

    15 Galati 3,24.

    16 Galati 3,25.

    17 Galati 3,26.

    18 Galati 3,27.

    19 Efesini 4,24; Colossesi 3,10.

    20 Galati 3,28.

    21 Galati 3,29.


    Pubblicato originariamente in inglese il 10 ottobre 2023.

  • Apr 2 Il libro dei Galati: capitolo 3 (versetti 1-14)
  • Mar 19 Il libro dei Galati: capitolo 2 (versetti 11-21)
  • Feb 20 Il libro dei Galati: capitolo 2 (versetti 1–10)
  • Feb 6 Il libro dei Galati: capitolo 1 (versetti 11-24)
  • Gen 23 Il libro dei Galati: introduzione
  • Gen 9 2 Tessalonicesi: capitolo 3 (parte 2)
  • Dic 26 2 Tessalonicesi: capitolo 3 (parte 1)
  • Dic 19 Le abitudini di una vita pia — parte 1
  • Dic 12 2 Tessalonicesi: capitolo 2 (parte 2)
   

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