L’Ancora

Devozioni in formato semplice

  • L’onniscienza divina

    Peter Amsterdam

    [God’s Omniscience]

    Poiché Dio è l’Essere infinito e supremo, la sua conoscenza è illimitata. Egli sa assolutamente tutto. Il normale termine teologico per questo è onniscienza, dal latino omni, tutto, e scientia, sapere. Le Scritture ci dicono che la conoscenza divina è perfetta; (Giobbe 37:16) Egli conosce ogni cosa(1 Giovanni 3:20).

    Nel suo essere, Dio è diverso da noi e di conseguenza la natura della sua conoscenza è diversa dalla nostra. Egli conosce intrinsecamente tutto. La sua conoscenza non è imparata; non proviene da fonti esterne, o da osservazione o esperienza, né è frutto di un processo di ragionamento. Dio non impara, perché sa già tutto. La Bibbia chiede se qualcuno può insegnare a Dio (Giobbe 21:22), o se Egli ha bisogno di un consigliere (Romani 11:34). È una domanda retorica e la risposta implicita è che non ha bisogno di consiglieri né di insegnanti. La sua conoscenza è infinita (Salmi 147:5).

    Al contrario di Dio, noi otteniamo conoscenze imparando: ricaviamo informazioni dall’esterno, una per volta, e ogni informazione si aggiunge alla nostra conoscenza base. Sappiamo più cose di quanto ci rendiamo conto in qualsiasi momento particolare, perché la maggior parte della nostra conoscenza giace nel subconscio e vi abbiamo accesso mentalmente quando ne abbiamo bisogno, riportandola alla memoria.

    La conoscenza di Dio è diversa, in quanto gli è sempre presente; non deve riportarla alla memoria. Dio sa tutto ed è sempre conscio di tutto ciò che sa, quindi non deve richiamare informazioni dal suo subconscio. La sua conoscenza è perfetta. La sua conoscenza e i suoi modi di pensare trascendono completamente i nostri (Isaia 55:8–9; Romani 11:33).

    Come spiega il teologo Kenneth Keathley:

    Poiché Dio è onnisciente, conosce intrinsecamente ogni cosa. Ciò significa che non passa per i processi mentali di “calcolare le cose”. Dio non “impara” mai, né gli “vengono in mente” le cose. Conosce già ogni verità. Il fatto che Dio sia onnisciente non significa semplicemente che Dio è infinitamente meglio informato di noi, ma che la sua conoscenza è di tipo e qualità diversi.1

    La conoscenza divina di Sé e delle sue creature

    Dio non è solo un depositario di conoscenze, una specie di computer gigantesco che contiene tutte le informazioni dell’universo ma non ha conoscenza di sé e quindi non può agire consapevolmente in base alle informazioni in suo possesso. È molto superiore a ciò.

    Dio sa tutto di Se stesso, come suggerisce Paolo: “Lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi tra gli uomini, infatti, conosce le cose dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così pure nessuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio” (1 Corinzi 2:10–11).

    Conosce anche tutte le cose all’esterno di Sé, tutto ciò che c’è da sapere sull’universo e la sua creazione, come si denota dalla sua conoscenza della morte di ogni passero e dal numero dei capelli sul capo di ognuno (Matteo 10:29–30). Niente di creato è nascosto alla sua conoscenza (Ebrei 4:13). Egli conosce tutto ciò che esiste e sa tutto ciò che succede (Giobbe 28:24).

    Sa tutto di tutti: passato, presente e futuro. Sa quello che diremo ancora prima che lo diciamo Ancora prima che una persona sia nata, Dio sa tutto di lei, compreso quanto durerà la sua vita (Salmi 139:1–6).

    Dio conosce ogni nostra azione e attività. La Bibbia ci dice che “guarda dal cielo; Egli vede tutti i figli degli uomini. […] osserva tutte le loro opere” (Salmi 33:13–15). Oltre a conoscere le nostre azioni, Dio conosce anche le nostre intenzioni. La sua conoscenza nei nostri confronti non si limita alle nostre azioni esteriori. Egli sa il motivo di ciò che facciamo. Conosce i nostri pensieri più intimi. “L’Eterno non vede come vede l’uomo; l’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore” (1 Samuele 16:7).

    La conoscenza divina è infinita. Essa include la conoscenza di ogni persona, sia di ciò che è nel suo cuore, sia di ciò che fa. Questa conoscenza rende vero e accurato il giudizio che Dio dà di una persona. Niente gli è nascosto. Un individuo potrebbe ingannare gli altri (o perfino se stesso) riguardo alle proprie azioni o alle proprie intenzioni, ma tutto è chiaro davanti a Dio. Dio giudica con giustizia perché ha una conoscenza perfetta delle azioni e delle intenzioni della gente, del bene e del male.

    Lewis e Demarest esprimono così l’infinita conoscenza divina:

    Dio conosce tutta l’energia della natura: materia, leggi, animali e spiriti finiti. Dio conosce anche gli esseri umani viventi. Non conosce solo le loro caratteristiche fisiche, ma anche quelle più intime: i pensieri, le difficoltà, i motivi, le decisioni volontarie e il modo in cui quelle risoluzioni si esprimono in parole, azioni, eventi e avvenimenti. Dio conosce tutte quelle cose.2

    Dio non solo conosce il passato e il presente, ma anche il futuro. Il libro di Isaia afferma che una delle caratteristiche del vero Dio è la sua completa conoscenza del futuro con la capacità di rendere noti gli avvenimenti futuri. “Io sono Dio e non c’è alcun altro; sono Dio e nessuno è simile a me, che annuncio la fine fin dal principio, e molto tempo prima le cose non ancora avvenute, che dico: Il mio piano sussisterà e farò tutto ciò che mi piace” (Isaia 46:9–10).

    Anche Gesù parlò di avvenimenti futuri, quando disse ai suoi discepoli che sarebbe stato consegnato nelle mani di quelli che l’avrebbero ucciso e che sarebbe risorto (Marco 9:31); quando disse a Pietro di andare sulla riva del mare e prendere un pesce per pagare la tassa (Matteo 17:27); quando affermò che Giuda lo avrebbe tradito (Marco 14:18–20) e che i discepoli sarebbero stati cacciati dalle sinagoghe, perseguitati e uccisi (Giovanni 16:2).

    Conoscenza ipotetica

    Il termine teologico per la conoscenza divina di tutte le cose che succedono — passate, presenti e future — e dei pensieri e delle intenzioni degli esseri umani, è noto come conoscenza di tutte le cose attuali [che sono in atto, effettivamente esistenti]. Dio conosce tutte le cose che avvengono. Dio conosce anche tutte le cose possibili, cioè conosce le cose che succederebbero o potrebbero succedere in certe circostanze, ma non succedono: cose che sono possibili in certe condizioni. Alcuni si riferiscono ad essa come conoscenza ipotetica.

    Un esempio di ciò è quando Davide stava fuggendo da Saul. A un certo punto gli fu riferito che i Filistei stavano combattendo contro Keilah, così ne chiese conferma al Signore che gli disse di combattere contro i Filistei e salvare la città. Lui lo fece e insieme ai suoi uomini salvò gli abitanti di Keilah.

    Alla fine, Saul sentì dire che Davide era a Keilah e disse: “Dio lo ha consegnato nelle mie mani, perché è andato a rinchiudersi in una città che ha porte e sbarre” (1 Samuele 23:7). Così raccolse la sua gente e si preparò per la guerra, per assediare Davide e i suoi uomini. Dio sapeva che cosa sarebbe successo se Davide e i suoi uomini fossero rimasti a Keilha, e glielo rivelò. Sapeva che in quella situazione gli uomini di Keilah avrebbero consegnato Davide a Saul. Non avvenne perché Davide uscì dalla città; se non l’avesse fatto, sarebbe stato consegnato.

    Un altro esempio di come Dio conosce tutto quello che potrebbe accadere fu quando Gesù accusò le città di Corazin, Betsaida e Capernao, perché non si erano pentite dopo che Lui vi aveva fatto molte opere potenti. Disse che, se i miracoli da Lui fatti fossero stati operati a Tiro, Sidone e Sodoma, i loro abitanti si sarebbero pentiti e Sodoma sarebbe rimasta in piedi (Matteo 11:21–23).

    Questi esempi dimostrano che Dio non solo sa ciò che succede e ciò che succederà, ma anche cosa succederebbe nelle varie situazioni se intervenissero altri fattori. Sa tutte le cose attuali e tutte le cose possibili.

    Wiliam Lane Craig presenta un’utile informazione sulla conoscenza ipotetica, o media:

    Penso che una delle migliori illustrazioni di questo sia la storia di Charles Dickens, Un canto di Natale. Quando Scrooge si trova di fronte allo spirito del Natale futuro, questi gli mostra tutte queste cose orribili – la morte di Tiny Tim, la tomba dello stesso Scrooge. Questi è così scosso da quelle visioni, da quelle ombre, che cade ai piedi dello spirito e dice: “Dimmi, spirito, queste sono ombre di cose che saranno oppure solo ombre di cose che potrebbero essere?”

    Quelle che lo spirito stava mostrando a Scrooge non erano le ombre di cose che saranno. Dal finale della storia sappiamo che Tiny Tim non muore e che Scrooge si pente. Quello che lo spirito stava mostrando a Scrooge era una conoscenza ipotetica di cosa sarebbe successo se non si fosse pentito. Ecco cosa gli stava dando. Non gli stava offrendo la conoscenza anticipata del futuro; lo spirito gli stava offrendo questa conoscenza ipotetica di cosa sarebbe successo se non si fosse pentito.3

    L’onniscienza di Dio, come i suoi altri attributi, non è completamente comprensibile alla nostra intelligenza umana. I suoi pensieri sono più alti dei nostri, come c’è da aspettarsi, visto che è l’Essere infinito, che ha creato il mondo e tutto quello che c’è in esso, che dimora nell’eternità, che conosce il passato, il presente e il futuro.

    Pubblicato originariamente nel maggio 2012
    Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 21 novembre 2019.


    1 Kenneth Keathley, Salvation and Sovereignty (Nashville: B&H Academic, 2010), 16.

    2 Gordon R. Lewis and Bruce Demarest, Integrative Theology (Grand Rapids: Zondervan, 1996), 231.

    3 William Lane Craig, “The Doctrine of God, Lecture 7,” 24 giugno 2007.

  • Lug 26 Ricordare i doni di Dio
  • Lug 20 Il mio Natale in luglio
  • Lug 19 Un’analisi della paura
  • Lug 12 Il cristiano è chiamato a testimoniare
  • Lug 10 Il figliuol prodigo
  • Lug 5 Sottomissione a Gesù
  • Lug 3 Confessione
  • Giu 26 La legge e i profeti (parte 2)
  • Giu 21 Non sia fatta la mia volontà
   

L’Angolo dei Direttori

Studi biblici e articoli che edificano la fede

  • Comunicazione: una parte essenziale dei rapporti

    (Communication—A Key Part of Relationships — Italian)

    Come esseri umani, abbiamo bisogno di interazioni tra di noi e con Dio. Queste interazioni, o la loro mancanza, influenzano la percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo. La comunicazione è una parte essenziale per costruire un rapporto.

    Tutti i nostri rapporti hanno un impatto su di noi. Amicizie casuali o di lunga durata, genitori e fratelli, colleghi e coniugi hanno tutti un’influenza su ciò che diventiamo. Il più grande di tutti i rapporti, quello con Dio, può aiutarci a superare qualsiasi impatto negativo delle circostanze e delle influenze del nostro passato.

    La maggior parte di noi sa per esperienza che rapporti forti e positivi possono aiutarci a superare difficoltà, avversità, sofferenze o lutti. Costruire un rapporto solido e pieno di fede con Gesù può trasformare le difficoltà che incontriamo nella vita in opportunità per ottenere compassione, saggezza e forza di spirito.

    Il nostro rapporto con il Signore aumenta o ristagna come avviene ad altri rapporti. Se scegliamo di investire tempo ed energie nel cercare le indicazioni del Signore, allora quella ricerca attiva sviluppa e rafforza il nostro rapporto con Lui. Se scegliamo di non investire nella comunicazione con Lui, compreso lo studio della sua Parola, allora l’eccesso di familiarità comincia ad offuscare la nostra visione.

    Il detto “l’eccessiva familiarità genera disprezzo” non è espresso specificamente nella Bibbia, ma nell’Antico e nel Nuovo Testamento ci sono molti esempi di come la familiarità con le tante benedizioni del Signore e con la sua presenza nella nostra vita può farci perdere il rispetto, la venerazione e quello che la Bibbia chiama “il timore del Signore”. Possiamo perdere quella soggezione, quello stupore davanti alle sue misericordie, al suo amore e alle sue cure che spinge il nostro cuore a desiderare di essere il più possibile vicini a Lui.

    La familiarità con gli altri, specialmente quelli con cui abbiamo un rapporto più profondo, può subire gli stessi effetti. Potremmo comunicare formalmente con una persona con cui abbiamo familiarità, avere conversazioni superficiali o seguire le normali convezioni sociali, ma senza una sincera interazione cuore a cuore. La vita può diventare una routine di azioni e reazioni previste che non provocano emozioni e gradualmente questa trascuratezza può danneggiare o distruggere quel rapporto. Rende obsolete le nostre percezioni ed aspettative di quella persona, perché non abbiamo notato la crescita e i cambiamenti che stanno avvenendo in lei. Così, senza che ce ne rendiamo conto, le nostre supposizioni su di loro continuano a basarsi sul passato. Questo può portare a giudizi errati e causare grandi danni nel nostro rapporto.

    Uno strumento prezioso nella comunicazione con gli altri è chiedere allo Spirito Santo di filtrare le nostre parole con amore e saggezza. Come fa quel detto: “le parole sono cose reali; ispirano o distruggono, benedicono o maledicono, salvano o condannano”. Saggezza e preghiera fanno parte del rispetto per gli altri e del chiedere al Signore di aiutarci a sapere cosa comunicare. Lo Spirito Santo sa di cosa ha bisogno ogni cuore, anche quando noi non lo sappiamo.

    Questo è specialmente vero nelle interazioni con le persone che ci sono più vicine, perché amare qualcuno comporta la nostra vulnerabilità. Non possiamo indurire il nostro cuore ed essere circospetti con le persone cui vogliamo bene, perché ciò ci impedirebbe di riconoscere i loro sentimenti e i loro bisogni più profondi.

    Tutti abbiamo dei momenti in cui dobbiamo fare qualche passo in più per aiutare le persone con cui abbiamo un rapporto. Non è questione di imparzialità e di aspettarsi che tutto sia “equo e uguale”. Gesù non richiese mai un rimborso alla pari per tutto ciò che diede e sacrificò per noi.

    Più ci avviciniamo al Signore, più ci rendiamo conto dell’amore incondizionato e illimitato che Lui prova per noi e per gli altri. Più costruiamo il nostro rapporto con Lui, rendendo la sua presenza parte di ciò che facciamo, più la nostra fiducia e la nostra fede in Lui e nel suo amore aumenteranno.

    L’amore di Gesù non cambia. Lui non ci ama di più quando facciamo le cose giuste, per poi rifiutarci il suo amore quando non le facciamo. Sapere questo ci libera dal timore di essere giudicati e abbandonati dal Signore.

    “Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:32). Vivere questo versetto può sembrare sconfortante a volte, ma impegnarci a fare il possibile è di grande aiuto.

    Alcuni tendono a essere aggressivi nel modo di comunicare con gli altri, cosa che può essere percepita come conflittuale. Alcuni prendono le distanze da qualsiasi conflitto evitando di comunicare con le persone più aggressive. Potrebbero reagire in maniera difensiva o semplicemente tacere e tagliar fuori le persone che sembrano ostili.

    Nessuna di queste linee promuove una comunicazione aperta. L’aggressore potrebbe andarsene pensando di aver vinto, ma è una vittoria vana perché in realtà non ha cambiato niente e alla fin dei conti non sono stati ascoltati.

    Alcuni potrebbero semplicemente tirarsi indietro e mantenere silenziosamente la loro posizione, allo stesso tempo distanziandosi dall’altra persona. Gradualmente, questo può trasformarsi in risentimento.

    Le priorità della comunicazione dovrebbero essere: disponibilità ad ascoltare, disponibilità a prendere in considerazione ciò che l’altro dice, rispetto e onestà nell’ammettere che a volte gli altri potrebbero avere ragione e disponibilità ad accettare che, anche se non si è d’accordo su alcune cose, le differenze d’opinione non dovrebbero bloccare l’amore, il rispetto e il calore reciproco.

    Di seguito, alcuni brevi promemoria di cose cui badare nelle nostre comunicazioni.

    • Ciò che diciamo rispecchia ciò che sta nel nostro cuore. “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene” (Luca 6:45). Prendersi il tempo di pregare e controllare ciò che abbiamo dentro prima di parlare permette al Signore di equilibrare le nostre emozioni dandoci la sua prospettiva.
    • In qualsiasi comunicazione, è importante ricordare che non si tratta solo del modo in cui noi interpretiamo il significato di ciò che diciamo, ma anche del modo in cui l’altra persona interpreta le nostre parole. Man mano che aumenta la nostra comprensione delle persone che ci sono care, possiamo imparare a comunicare con loro in modo più efficace.

    Trovo particolarmente adatti questi versetti, quando si tratta della nostra comunicazione con gli altri e delle nostre parole. L’obiettivo non è non dire niente, ma che l’amore, la saggezza e la guida dello Spirito Santo imbevano tutto ciò che diciamo.

    Riguardo al primo versetto dell’elenco qui sotto, una cosa interessante da ricordare è che lo scopo del “freno” nella bocca del cavallo non è evitare ogni suo movimento, ma guidarlo nella direzione migliore.

    “Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna se stesso, la sua religione è vana” (Giacomo 1:26).

    “Chi sorveglia la sua bocca preserva la propria vita; chi apre troppo le labbra va incontro alla rovina” (Proverbi 13:3).

    “Signore, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l’uscio delle mie labbra” (Salmi 141:3).

    “Chi sorveglia la sua bocca e la sua lingua preserva se stesso dall’angoscia” (Proverbi 21:23).

    “Sia la mia bocca piena della tua lode, ed esalti ogni giorno la tua gloria” (Salmi 71:8).

    “Siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o Signore, mia Rocca e mio redentore” (Salmi 19:14).

    “Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l’ascolta” (Efesini 4:29).

    “Non capite che tutto quello che entra nella bocca va nel ventre ed è poi espulso nella latrina? Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo” (Matteo 15:17-18).

    “Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio” (Giacomo 1:19-20).

    “Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente” (Proverbi 10:19).

    “C’è chi, parlando senza riflettere, trafigge come spada, ma la lingua dei saggi procura guarigione” (Proverbi 12:18).

    “Le parole gentili sono un favo di miele; dolcezza all’anima, salute alle ossa” (Proverbi 16:24).

    Come pensiero finale, pensate a qual è lo scopo principale del sale nella cucina. Fa risaltare il sapore del cibo per goderne di più e per stuzzicare la fame. Come risultato, è stato uno dei beni commerciali più apprezzati dall’umanità per millenni. Penso che Paolo descrivesse questo quando parlò delle nostre comunicazioni in Colossesi 4:6: “Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno”.

    Pubblicato originariamente in inglese il 6 febbraio 2024.

  • Lug 2 Il libro dei Galati, capitolo 6 (versetti 6-18)
  • Giu 18 Il libro dei Galati: capitolo 6 (versetti 5:25-6:5)
  • Giu 11 Il libro dei Galati: capitolo 5 (versetti 13-24)
  • Mag 28 Il libro dei Galati: capitolo 5 (versetti 2-12)
  • Mag 21 Il libro dei Galati: capitolo 4 (Versetti 4,21–5,1)
  • Apr 30 Il libro dei Galati: capitolo 4 (versetti 1­–20)
  • Apr 16 Il libro dei Galati: capitolo 3 (versetti 15–29)
  • Apr 2 Il libro dei Galati: capitolo 3 (versetti 1-14)
  • Mar 19 Il libro dei Galati: capitolo 2 (versetti 11-21)
   

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