L’Ancora

Devozioni in formato semplice

  • Giorni migliori ci aspettano — parte 3

    —L’abbondante provvidenza divina

    Peter Amsterdam

    [Better Days Ahead—Part 3]

    Quando i discepoli di Gesù gli chiesero di insegnar loro a pregare, Lui disse di farlo, tra le altre cose, per la provvigione del loro pane quotidiano (il loro sostentamento). Gesù conobbe e comprese la fragilità della nostra vita terrena e l’importanza di soddisfare i nostri bisogni. Nella Bibbia c’è un versetto meraviglioso a proposito della provvidenza divina, che dice: “Ora il mio Dio supplirà a ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19). Dio ci ama così tanto che ha promesso di prendersi cura di noi negli alti e bassi della vita. Ci aiuterà anche a imparare a trovare la sua gioia in qualsiasi situazione, sia nei momenti di abbondanza che in quelli di austerità (Filippesi 4:11–12).

    Se hai vissuto o stai vivendo adesso dei momenti di difficoltà finanziaria, sai che possono essere molto stressanti, specialmente quando non sai da dove arriveranno i soldi per far fronte ai tuoi impegni economici. Quando fai tutto il possibile per pagare le bollette e prenderti cura della tua famiglia, l’insicurezza finanziaria può causarti un sovraccarico di stress e ansia.

    Mentre pensavo alla questione delle difficoltà finanziarie, e pregavo, mi sono ricordato di alcuni principi contenuti nella Parola di Dio: credere in Lui, seguirlo e confidare che si prenderà cura dei suoi figli. Si tratta delle sicure promesse di Dio e di come Lui si prende cura di noi. Un’altra cosa che mi incoraggia è leggere i messaggi di Gesù in profezia che parlano della nostra situazione odierna. Ecco uno di questi messaggi:

    Nel mondo quasi tutti, prima o poi, si trovano sotto pressione economicamente, ma alcuni lo sanno gestire meglio di altri. Spesso la differenza non sta tanto nelle loro circostanze, quanto nella persona a cui si rivolgono per aiuto. Il segreto per superare i problemi finanziari è in realtà il segreto per superare qualsiasi problema: fai il possibile e poi affidati al “fattore Dio”.

    Molto tempo fa dissi ai miei discepoli: “Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio, perché ogni cosa è possibile a Dio” (Marco 10:27). Il fattore Dio può cambiare tutto! Quando applichi il fattore Dio, tutte le cose diventano possibili anche per te, perché la fede in Dio e nelle sue promesse supera ogni impossibilità.

    Ecco alcune promesse su cui puoi fare affidamento: “Il mio Dio supplirà a ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19).  “Tutte le cose che domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e le otterrete” (Marco 11:24). “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6:33).

    Tutto ciò che il Padre ha è mio, quindi ho a mia disposizione tutte le ricchezze dell’universo. Mi preoccupo per la tua felicità e il tuo benessere. Comincia col fare ciò che puoi, poi applica il fattore Dio, chiedendomi di intervenire e fare ciò che per te è impossibile.

    Quando hai fatto tutto il possibile e hai esaurito i tuoi soliti mezzi di sostentamento, ma fai lo stesso fatica ad andare avanti, non disperarti; Io posso provvedere a te con altri mezzi. Quando gli altri vengono meno nelle loro responsabilità finanziarie nei tuoi confronti o le loro decisioni sbagliate o egoiste ti colpiscono sfavorevolmente, non disperarti; Io rimango fedele. Quando succede qualche disastro e ci sono spese impreviste, non disperarti; Io posso ripartire da dove la tua assicurazione ti ha piantato in asso. Quando l’economia è in crisi e il lavoro è scarso, non disperarti; Io sono in grado di supplire anche in circostanze apparentemente impossibili.

    “­Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Matteo 7:7). È una promessa che ho fatto molto tempo fa, ma è ancora valida. Parlami dei tuoi bisogni e chiedimi di soddisfarli. Fa’ la tua parte — chiedi, cerca, bussa — ed Io farò la mia.

    Quando i soldi scarseggiano, spesso la tua fede nella mia capacità di supplire viene messa alla prova. Sei tentato di credere che le mie promesse non siano affidabili, che non provvederò a te come avevo detto. Non arrenderti davanti a questi dubbi, perché ti aiuterò.

    Sono molti i fattori che influenzano il modo in cui le tue preghiere sono esaudite e i mezzi che uso per prendermi cura di te, comprese le scelte fatte da te e da altri, quindi non scoraggiarti, non spazientirti, non pensare che non m’importi o che non ti aiuterò. A volte devi aspettare finché ci saranno le condizioni giuste.

    Nel frattempo conta le tue benedizioni. Ringraziami per quello che ho già fatto per te e che ti ho già dato. Rifletti sulle cose che hanno più valore dei beni materiali, cose che il denaro non può comprare, come l’amore dei tuoi cari, le amicizie sincere, la pace della mente e dello spirito, la contentezza e la soddisfazione che vengono dal conoscermi e amarmi. Apprezza il valore di queste cose e troverai gioia in Me, in qualsiasi circostanza.

    Possiamo contare su di Lui e sulle sue promesse di provvedere a noi oggi e ogni giorno. Come disse Matthew Henry: “Una fede attiva può ringraziare per una promessa, anche se non si è ancora adempiuta, sapendo che le obbligazioni divine sono valide come il denaro contante”. Un principio che è bene illustrato nella seguente testimonianza:

    Ai suoi inizi, il Seminario Teologico di Dallas aveva un disperato bisogno di $10.000 per continuare la sua opera. Durante un incontro di preghiera, il famoso insegnante biblico Harry Ironside, docente nella scuola, pregò: “Signore, tuo è il bestiame che sta a migliaia sui monti. Per favore, vendi qualcuna di quelle mucche per aiutarci a rispondere a queste esigenze”.

    Poco dopo l’incontro di preghiera, arrivò un assegno di $10.000 per la scuola, mandato qualche giorno prima da un amico che non aveva idea del pressante bisogno né della preghiera di Ironside. L’uomo disse semplicemente che il denaro era il ricavato della vendita di parte del suo bestiame!  

    Un altro principio importante da ricordare è la generosità. Gesù disse: “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38). Come cristiani, siamo tenuti a dare il nostro tempo, il nostro amore e le nostre finanze al lavoro di Dio e ad aiutare altri che sono nel bisogno. Preghiamo che, mentre continuate a dare, il Signore vi ripaghi abbondantemente.

    Maria ha commentato:

    A volte i nostri problemi possono sembrare molto difficili, davvero monumentali. Anzi, a volte sono difficili e monumentali. La vita non è certamente facile, per nessuno di noi! Ma la cosa da ricordare è che, in confronto ai dolori, alla tremenda solitudine, alla frustrazione, alla disperazione e alla mancanza di amore e di scopo affrontate da tante persone che non conoscono il Signore né la promessa di un’eternità con Dio, i nostri problemi possono cominciare a sembrare insignificanti.

    Il Signore vuole che ci preoccupiamo per gli altri e dimostriamo comprensione nei loro confronti. Tutti, a volte, abbiamo provato qualche turbamento, confusione e avversità.  Possiamo condividere la consolazione del Signore con gli altri, come Lui ha consolato noi. (2 Corinzi 1:4.) Possiamo anche andare incontro ai loro bisogni più profondi condividendo con loro l’amore e la Parola di Dio. Il Signore promette grandi compensi se daremo agli altri. “Ricordate che il Signore vi lascerà un’eredità come vostro compenso e che il Maestro che servite è Cristo” (Vedi Colossesi 3:24).

    È un ciclo meraviglioso. Il Signore promette che, quando diamo agli altri, Lui darà a noi forza, fede e gioia.

    Lasciamoci incoraggiare dalle promesse del Signore, sapendo che Dio ci ha sempre aiutato in passato e che è sempre valida la sua promessa che “supplirà a ogni nostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19). Continuate a bussare a varie porte, tentate cose nuove e confidate che vi aprirà una via. Abbiamo la sua promessa che “quelli che cercano l’Eterno non mancano di alcun bene” (Salmi 34:10).

    Possiamo anche ammirare la grande fede di Charles Thomas Studd (1860–1931). Era un missionario inglese che servi fedelmente il suo Salvatore in Cina, in India e in Africa. Il suo motto era: “Se Gesù Cristo è Dio ed è morto per me, allora non c’è sacrificio troppo grande che io possa fare per Lui”.

    C. T. Studd descrive così un miracolo della provvidenza divina in Cina:

    La mia stessa famiglia non sapeva delle nostre circostanze, solo che eravamo nel cuore della Cina. Le nostre ultime provviste erano finite e sembrava non ci fosse speranza di ricevere provviste di qualunque tipo, da qualunque fonte umana. La posta arrivava ogni due settimane. Il postino era appena partito quel pomeriggio e avrebbe portato la posta di ritorno solo dopo quindici giorni. I bambini andarono a letto, poi mia moglie ed io guardammo in faccia la realtà. Se al suo ritorno il postino non avesse portato un aiuto, avremmo visto la fame.

    Decidemmo di dedicare una serata alla preghiera. Ci inginocchiammo. Penso che restammo in quella posizione una ventina di minuti prima di rialzarci. In quei venti minuti dicemmo a Dio tutto ciò che avevamo da dirgli. I nostri cuori erano sollevati; non ci sembrava fosse segno di rispetto, o anche solo buon senso, continuare a parlare a Dio come se fosse sordo o non riuscisse a capire le nostre semplici parole o la gravità della nostra situazione, o il peso delle parole di suo Figlio, che aveva detto che Dio sapeva ogni cosa ancora prima che gliela dicessimo; o come Lui stesso aveva detto: “Prima che mi chiamino Io risponderò”. Ed è quello che fece.

     Il postino ritornò al momento stabilito. Non impiegammo molto tempo ad aprire la sacca. Guardammo rapidamente le lettere, ma non c’era niente. Ci guardammo in faccia. Ripresi la sacca, la presi per gli angoli e la scossi. Ne uscì un’altra lettera, ma la scrittura ci era completamente ignota. L’aprii e iniziai a leggere. Dopo aver letto quella lettera qualcosa cambiò in noi. E penso che da quel momento tutta la nostra vita sia cambiata. Ecco cosa diceva la lettera:

    “Per qualche motivo ho ricevuto da Dio l’ordine di mandarvi un assegno di cento sterline. Non vi ho mai incontrato. Ho solo sentito parlare di voi, e neanche spesso; con il suo ordine, però, Dio mi ha impedito di dormire la notte scorsa. Perché mi abbia ordinato di mandarvi cento sterline non lo so; voi lo saprete meglio di me. Comunque, eccolo qui e spero che vi faccia del bene”.

    Non è necessario essere missionari per il Signore da lungo tempo, per essere preoccupati per le nostre esigenze. Tutti noi che abbiamo seguito il Signore, per un periodo breve o per decenni, sappiamo che è fedele a fornirci ciò di cui abbiamo bisogno. Sappiamo che Dio può aprire le cataratte del cielo con miracoli di provvidenza e che può dimostrare la sua premura per i minimi dettagli della nostra vita. Dio non viene mai meno! Non dimentichiamo ciò che ha fatto per noi in passato e lasciamo che la nostra esperienza della sua fedeltà rinforzi la nostra fede per ciò che farà in futuro.

    Se egli non ha risparmiato neppure il proprio Figlio, ma l’ha dato per tutti noi, non ci darà sicuramente ogni altra cosa insieme con lui? —Romani 8:32 BdG

    Pubblicato originariamente nel novembre 2021. Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 29 maggio 2025.

  • Giu 18 Trovare tranquillità alla presenza di Dio
  • Giu 14 Allineare la nostra vita con la volontà morale di Dio
  • Giu 13 Fuoco dal cielo (1 Re 18)
  • Giu 11 La costante compagnia di Dio
  • Giu 7 Giorni migliori ci aspettano — parte 2
  • Giu 6 Come posso fare la differenza?
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  • Mag 31 Ambasciatori per Cristo
  • Mag 30 Il tempo della fine e l’eternità: cos’è più importante?
   

L’Angolo dei Direttori

Studi biblici e articoli che edificano la fede

  • 1 Corinzi: capitolo 8 (versetti 1-13)

    [1 Corinthians: Chapter 8 (verses 1–13)]

    In questo capitolo dell’epistola di Paolo ai Corinzi apprendiamo che tra i credenti della città era sorta una controversia. La questione era se i cristiani potessero mangiare le carni che erano state offerte agli idoli.

    Quanto alle carni sacrificate agli idoli, sappiamo che tutti abbiamo conoscenza. La conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. (1 Corinzi 8:1).

    Nella cultura greca dei tempi di Paolo, spesso le famiglie offrivano animali in sacrificio nei templi pagani. In molti di questi sacrifici, solo una parte della carne veniva bruciata e i sacerdoti e la famiglia che offriva il sacrificio prendevano il resto. Questa carne consacrata veniva portata a casa o venduta al pubblico nei mercati.

    I templi pagani fungevano spesso anche da macellerie e sale da pranzo e per banchetti. I pasti per le organizzazioni commerciali, le associazioni e le cene private si tenevano regolarmente nella sala da pranzo del tempio. In questa sezione di 1 Corinzi, Paolo fornisce indicazioni sull’uso di questo cibo. Il concilio di Gerusalemme aveva proibito ai cristiani di mangiare questi cibi: astenetevi dalle carni sacrificate agli idoli (Atti 15:29). Tuttavia, nella hiesa di Corinto era sorta una controversia sul fatto che i credenti potessero mangiare questa carne consacrata. Qui Paolo si occupa principalmente dei pasti consumati nei templi pagani, che erano stati sacrificati agli idoli.

    Dicendo “tutti abbiamo conoscenza”, riconosceva che i credenti sapevano che gli idoli non erano nulla e che esiste un solo Dio. Paolo proseguì avvertendo gli esperti religiosi che la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. Sottolineò che l’amore è superiore alla conoscenza, perché la conoscenza spesso porta al peccato, se non è gestita con attenzione.

    Paolo obietta alla tendenza all’orgoglio causato dalla conoscenza, indicando la vera natura di chi pensa di sapere qualcosa. Avverte che chi pensa di conoscere a fondo un argomento potrebbe diventare orgoglioso.

    Se qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere (1 Corinzi 8:2).

    Paolo non si esprimeva contro le persone che hanno conoscenza. Piuttosto, avvertiva che chi crede di avere padronanza di un argomento potrebbe diventare orgoglioso. Disse che queste persone non sanno ancora come dovrebbero sapere. Non si rendono conto che tutta la conoscenza umana è frammentaria e non è certo il tipo di conoscenza da cui trarre arroganza e orgoglio.

    Ma se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui (1 Corinzi 8:3).

    Paolo desiderava che i Corinzi si concentrassero sull’amore piuttosto che sulla conoscenza. Ricordava loro che chi ama Dio è conosciuto da Dio. L’espressione “conosciuto da Dio” si trova in altre delle opere di Paolo, come descrizione della redenzione (Galati 4:9). Intendeva dire che, a differenza delle persone che basano orgogliosamente la loro vita religiosa sull’acquisizione della conoscenza, quelle che si concentrano sull’amore dimostrano di essere stati redente.

    Quanto dunque al mangiar carni sacrificate agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è che un Dio solo (1 Corinzi 8:4).

    Paolo torna quindi a concentrarsi sul suo argomento principale: mangiare cibo sacrificato agli idoli. Disse che loro sapevano che gli idoli non erano nulla e che non esiste altro Dio se non l’unico vero Dio. Affermando questo, risolse la questione della carne dedicata agli idoli. Non c’erano problemi a mangiare quella carne, poiché era stata offerta a qualcosa che non esisteva.

    Naturalmente, Paolo credeva ci fosse una realtà spirituale maligna nell’idolatria pagana e che gli idolatri adorassero dei demoni, come dice la Scrittura. Hanno sacrificato a demòni che non sono Dio, a dèi che non avevano conosciuto, dèi nuovi, apparsi di recente, che i vostri padri non avevano temuto (Deuteronomio 32:16-17). Più avanti in questa epistola scrive che “le carni che i pagani sacrificano, le sacrificano ai demòni e non a Dio” (1 Corinzi 10:18-22).

    In confronto a Dio, i demoni non sono nulla e non devono essere temuti. I credenti non dovrebbero essere superstiziosi riguardo a ciò che è associato all’idolatria, come il cibo offerto agli idoli. Come scrisse l’apostolo Giovanni, colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo (1 Giovanni 4:4). Pertanto, Paolo si sentiva libero di permettere ai Corinzi di mangiare carne sacrificata agli idoli.

    E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui (1 Corinzi 8:5-6).

    Gli avversari di Paolo avrebbero potuto facilmente sostenere che, in un certo senso, esistono altri dei. Paolo disse persino che ci sono molti “dei” e molti “signori” adorati dai popoli di tutto il mondo. Per i cristiani, invece, c’è un solo Dio. Questo unico Dio è il Padre, che è la fonte di tutte le cose. C’è anche un solo Signore, Gesù Cristo.

    Per sottolineare l’unicità del vero Dio, Paolo attribuisce qualità simili sia al Padre che al Figlio. Tutte le cose hanno origine in loro e noi viviamo in loro e attraverso di loro. Il Dio del cristianesimo mette in ombra tutti gli altri che possono essere chiamati “dei” o signori.

    Ma non in tutti è la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata (1 Corinzi 8:7).

    A quanto pare, alcuni credenti di Corinto avevano difficoltà a pensare in modo nuovo al cibo offerto agli idoli. Quando mangiavano, credevano ancora che il cibo fosse stato dedicato a una potenza o a un dio. In quanto tali, forse si aspettavano di trarre beneficio dal sacrificio. Quando mangiavano, la loro coscienza era contaminata, poiché violavano il loro senso di lealtà a Cristo e non riponevano pienamente la loro fiducia solo in Cristo.

    Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di più (1 Corinzi 8:8).

    Il punto di vista di Paolo è che il cibo è solo cibo. Mangiare una cosa e non mangiarne un’altra non ha importanza per Dio. Non c’è alcun peccato legato a un cibo o a una bevanda specifici. Tuttavia, questo non significa che non esistano limiti per i credenti. Paolo chiarirà poi che ciò che conta è il motivo per cui si mangia e se si mangia con la coscienza pulita davanti a Dio. Altrove Paolo afferma che qualsiasi azione compiuta senza fede è un peccato, a causa della violazione della propria coscienza.

    Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato (Romani 14:23).

    Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli (1 Corinzi 8:9).

    Paolo concorda sul fatto che il cibo non è buono o cattivo: è solo cibo. Concorda anche sul fatto che gli idoli stessi in realtà non sono delle divinità. Paolo prosegue mostrando che a Dio interessa il motivo per cui mangiamo e se lo facciamo con la coscienza pulita. Mangiare cibo quando si è convinti che sia un peccato è sbagliato. Quando si compie un’azione senza la convinzione che sia permessa da Dio, si pecca, anche se l’azione in sé non sarebbe considerata sbagliata. Questo è un aspetto importante del credo cristiano.

    Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiar carni sacrificate agli idoli? Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto (1 Corinzi 8:10-11).

    Paolo presenta una situazione teorica per illustrare la sua preoccupazione. Se un cristiano che comprende che non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nel mangiare cibo sacrificato agli idoli mangia in un tempio pagano e uno con una coscienza debole lo vede mangiare lì, allora il disinformato sarà incoraggiato a mangiare quel cibo. Penserà che chi è informato crede che mangiare il cibo sacrificato all’idolo porti un reale beneficio nel placare i falsi dei e che l’idolatria sia compatibile con il cristianesimo. Il fratello con una coscienza debole potrebbe quindi essere incoraggiato a praticare egli stesso l’idolatria. Quindi, anche se sarebbe lecito mangiare carne offerta agli idoli, sarebbe meglio non farlo se si rischia di far inciampare un credente più debole.

    Paolo non spiegò in che senso questo “danno” avrebbe avuto luogo. Forse pensava a qualcosa di semplice come lo scoraggiamento e la confusione, o a qualcosa di peggiore, come la morte. La parola tradotta come è danneggiato si riferisce generalmente alla morte o alla distruzione completa [vedi LND]. Tuttavia, probabilmente è meglio temperare questo versetto con le altre affermazioni di Paolo, che parla di una coscienza contaminata (8:7), di una coscienza debole (8:12) e di uno scandalo (8:13).

    Paolo ricordò ai sapienti che Cristo è morto anche per i fratelli e le sorelle con una coscienza debole. Pertanto, i credenti consapevoli non dovrebbero essere indifferenti a quelli deboli. Questi cristiani sono molto preziosi per Cristo, che ha dato la vita per loro, perciò dovrebbero essere preziosi anche per gli altri credenti.

    Ora, peccando in tal modo contro i fratelli, ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo (1 Corinzi 8:12).

    Per rafforzare il suo punto di vista, Paolo intensifica il legame tra queste azioni e Cristo. Egli ha fatto più che morire per queste persone; le ha unite a sé in modo tale che Paolo poteva dire: “Peccando in tal modo contro i fratelli, […] peccate contro Cristo”. Peccare contro quelli che sono in Cristo, che fanno parte del suo corpo, significa peccare contro Cristo stesso.

    Perciò, se un cibo scandalizza mio fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare mio fratello (1 Corinzi 8:13).

    Poiché peccare contro il fratello o ferirne la coscienza significa peccare contro Cristo, Paolo giunse a una ferma conclusione: per amore dei fratelli cristiani e di Cristo stesso, non avrebbe mai più mangiato carne se il consumo di carne avesse fatto cadere il fratello nel peccato. A Corinto, a quel tempo, la maggior parte della carne comprata da un macellaio era stata dedicata a qualche idolo. Quindi, Paolo potrebbe non aver esagerato quando disse: Non mangerò mai più carne. Ma il contesto si riferisce specificamente al mangiare nei templi pagani.

    In un capitolo successivo di 1 Corinzi, Paolo scrive che i credenti, quando sono invitati a mangiare con gli infedeli, devono mangiare tutto ciò che viene loro proposto, compresa la carne, senza sollevare problemi di coscienza (1 Corinzi 10:27).


    Pubblicato originariamente in inglese il 25 febbraio 2025.

  • Giu 3 1 Corinzi: capitolo 7 (versetti 17-40)
  • Mag 27 1 Corinzi: capitolo 7 (versetti 1-16)
  • Mag 20 1 Corinzi, capitolo 6 (versetti 1-20)
  • Mag 6 Praticare tutte le virtù
  • Apr 22 Virtù per i seguaci di Cristo: l’autocontrollo
  • Apr 8 Virtù per i seguaci di cristo: la gentilezza
  • Mar 25 1 Corinzi: capitolo 5 (versetti 1-13)
  • Mar 11 Virtù per i seguaci di Cristo: la fedeltà
  • Feb 18 1 Corinzi: capitolo 4 (versetti 15-21)
   

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